13-gennaio-2023 –

E’ sceso ai minimi degli ultimi 15 anni lo stock di crediti deteriorati sui libri delle banche a fine giugno 2022, in calo a 67,8 miliardi di euro (dai 78,6 milioni di fine 2021), di cui 27,2 milioni di sofferenze (da 33,4 milioni), 36,5 milioni di UTP (da 41,3 milioni) e 4,1 milioni di scaduti (da 3,9 milioni). Lo calcola PwC nel suo report semestrale sul settore (si vedano qui il comunicato stampa e qui l’intero report).

Un risultato che segue 7 anni di strategia serrata di gestione del credito deteriorato da parte delle banche italiane, che ha portato a cedere sul mercato primario circa 300 miliardi di crediti nel periodo 2015 -2022, di cui oltre 110 miliardi assistiti da GACS. Tuttavia, gli NPE si sono semplicemente spostati dal settore bancario agli investitori. L’importo totale dei crediti deteriorati del mercato italiano è infatti diminuito soltanto del 2% all’anno nel periodo dal picco di 397 miliardi nel 2015, scendendo a 350 miliardi di euro a fine 2021 e a 347 miliardi a fine giugno 2022. Un trend questo già evidenziato lo scorso settembre anche da Banca Ifis nel su ultimo Market Watch, sebbene i numeri fossero leggermente diversi (si veda altro articolo di BeBeez): lì si parlava di uno stock di NPE che era sceso a 321 miliardi a fine 2021 e che è destinato a crescere di nuovo come conseguenza di un aumento del flusso di crediti deteriorati e di una riduzione dei tassi recupero, tornando a 331 miliardi a fine anno e salendo a 363 miliardi nel 2023 e a 377 miliardi nel 2024, in entrambi i casi, quindi, al di sopra dei 361 miliardi registrati nel momento di picco nel 2015.

E ovviamente, di pari passo, si è creata una vera e propria industry del debt servicing con oltre 300 miliardi di euro di crediti in gestione e 15 mila risorse impiegate.

Intanto quest’anno le transazioni su crediti deteriorati tra mercato primario e secondario hanno registrato un controvalore in crescita rispetto al 2021 e PwC si attende un totale complessivo di 36,5 miliardi di euro, di cui 6,5 miliardi di euro relativi a deal in corso. Ricordiamo che lo scorso settembre, invece, secondo i calcoli di Banca Ifis, da inizio anno e sino al 15 settembre erano stati già transati 22 miliardi di euro di portafogli NPL e UTP, mentre per l’intero 2022 sono attese transazioni NPL per 35 miliardi di euro, con il mercato secondario, ormai componente di rilievo, che rappresenta il 30% (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che l’ultimo Report NPE di BeBeez relativo ai primi sei mesi 2022 (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data) aveva mappato 14,6 miliardi di euro di transazioni e calcolava ulteriori operazioni in arrivo per altri 14,5 miliardi.

In ogni caso, se lo stock di crediti deteriorati sui libri delle banche è in discesa, è anche vero, però, ricorda PwC, che negli ultimi 2 anni è cresciuto in maniera importante l’ammontare dei crediti in Stage 2 che hanno superato i 250 miliardi di euro a giugno 2022, pari al 14% del totale crediti (contro 141 miliardi a fine 2019 pari al 9% del totale crediti). E tutti i principali centri di ricerca si attendono che quello stock presto potrebbe aumentare ancora. Ricordiamo, infatti, che nell’ambito del temporary framework nel periodo 2020-2021 sono stati erogati prestiti con garanzia pubblica per oltre 250 miliardi di euro. La maggior parte di questi finanziamenti terminerà il periodo di preammortamento nel prossimo anno e a quel punto si vedrà chi tra le imprese debitrici sarà in grado di far fronte a quegli impegni.

Pier Paolo Masenza, Financial Services Strategy & Value Creation Leader di PwC Italia, in tema di futuri impatti della pandemia sul mercato NPE, ha commentato: “Riteniamo che ora il focus di banche e servicer dovrà essere sui crediti going concern. Vi è sul mercato uno stock significativo di crediti da attenzionare tra UTP, Stage 2 e finanziamenti con garanzia dello Stato. A oggi, non esiste un modello consolidato per la gestione su larga scala di crediti in sub-performing/ UTP e pertanto riteniamo che i modelli operativi dovranno essere (ulteriormente) ripensati per gestire in maniera efficace questi crediti vivi”.

In tutto questo, sottolineano gli analisti di PwC nel loro report, saranno fondamentali l’utilizzo dei dati, l’automazione del processo decisionale e l’utilizzo di nuove tecnologie come Intelligenza Artificiale e Machine Learning. Gli attori dovranno sviluppare nuove competenze, quali la capacità di attrarre nuovi finanziamenti, la gestione proattiva delle garanzie pubbliche, la valorizzazione delle attività immobiliari.