Il problema per le più grandi banche italiane non è stato solo smaltire le sofferenze, ma anche a che prezzo cederle sul mercato. Il sistema bancario italiano, stando a un recente report di Mediobanca Securities, il braccio d’investimento di Mediobanca, ha in pancia ancora crediti deteriorati netti (non performing loans, Npl) per 125 miliardi di euro, per un terzo coperti intorno al 70% e per i restanti due terzi al 30%, che si traduce in «un fardello di circa 18 miliardi di euro per il sistema ogni anno». Il report degli analisti di Piazzetta Cuccia segue la richiesta fatta dalla Bce, che vigila sui principali istituti di credito dell’Eurozona, di completare la copertura sui crediti deteriorati entro il 2026, limite che scende al 2024 per UniCredit. Lo scorso anno si sono contate 398 operazioni (155 in più rispetto al 2017) che hanno alleggerito i bilanci degli istituti di 106 miliardi di euro, stando ai recenti calcoli dell’Osservatorio nazionale Npl Market di Credit Village (compresa la maxi cessione di Mps), che dal 2016 censisce tutte le transazioni di crediti Npl sul mercato italiano. Ma a chi hanno venduto i crediti dubbi le cinque principali banche italiane e, soprattutto, a quanto?

UNICREDIT: ESPOSIZIONI DETERIORATE NETTE SCESE A 14,9 MLD
Cominciamo dalle due big. UniCredit ha chiuso il 2018 con le esposizioni deteriorate nette scese a 14,9 miliardi (-6,2 miliardi di euro) con un rapporto di copertura del 61%. La banca guidata da Jean Pierre Mustier ha ridotto il suo portafoglio crediti dubbi di oltre 36 miliardi di euro negli ultimi tre anni, una bella fetta dei 110 miliardi di euro in Npl che il sistema bancario italiano ha smaltito dal 2015 a oggi. Il grosso della pulizia è stato fatto tramite tre grandi operazioni di cartolarizzazione previste dal Progetto Fino, grazie a cui nel 2017 UniCredit ha trasferito sofferenze per 17 miliardi di euro di Npl a veicoli costituiti da Fortress (Fino 1 e Fino 2) e da Pimco (Onif, che ha visto poi la partecipazione di Generali con il 30% dei titoli emessi). Il portafoglio di crediti dubbi è stato ceduto al 13% del valore nominale.

INTESA SANPAOLO: CREDITI DETERIORATI NETTI SCESI A 16,5 MLD
Ha fatto meglio Intesa Sanpaolo, che ha ceduto lo scorso aprile al gruppo svedese Intrum il 51% della piattaforma per il recupero credito (2.600 dipendenti per lavorarci) oltre a 10,8 miliardi nominali di sofferenze, per un totale di 3,4 miliardi di euro, una cifra pari al 28,7% del valore nominale degli Npl ceduti. Nel 2018 i crediti deteriorati netti di Ca’ de Sass sono scesi a 16,5 miliardi di euro con un livello di copertura del 54,5%.

MPS: ESPOSIZIONE NETTA SCESA A 7,9 MLD
Passando a Mps, anche in questo caso bisogna risalire a fine 2017 con la maxi operazione da 24 miliardi di Npl cedute al 21% del valore nominale. Il portafoglio è stato dato in gestione a quattro società: Credito Fondiario (6,2% del totale), Italfondiario (31,2%), Prelios Credit Servicing (4,5%) e Juliet (58,1%). Quest’ultima è l’ex piattaforma di gestione dei crediti di Mps che è stata acquistata da Cerved Credit Management e da Quaestio SGR. Mps a fine 2018 ha visto scendere l’esposizione netta ai crediti deteriorati a 7,9 miliardi di euro, mentre la percentuale di copertura si è attestata al 53,1%, in peggioramento rispetto alla fine del 2017 (65,5%).

BANCO BPM: STOCK DI CREDITO DETERIORATI NETTI PARI A 6,7 MLD
Lo scorso dicembre, invece, Banco Bpm ha approvato la cessione di 7,8 miliardi di Npl a Elliott International e a Credito Fondiario, con la facoltà di ridurre lo stock a 7 miliardi. I due hanno offerto di acquistare il portafoglio crediti a un prezzo minimo pari al 21% del valore nominale. Anche in questo caso è prevista la creazione di una piattaforma per il recupero che farà capo per il 70% a Credito Fondiario e per il 30% a Banco Bpm. Il closing finale delle operazioni è previsto per la fine del secondo semestre del 2019. Lo scorso giugno, la banca guidata da Giuseppe Castagna ha inoltre completato l’operazione di cartolarizzazione di un portafoglio di Npl da 5,1 miliardi di euro, battezzato “Project Exodus”. Lo stock di crediti deteriorati netti di Banco Bpm a fine 2018 è pari a 6,7 miliardi di euro con un tasso di copertura pari al 55,2% includendo i finanziamenti in via di dismissione. Infine, la più recente operazione di pulizia di Ubi è quella dello scorso agosto, quando ha ceduto oltre 2,7 miliardi di euro di Npl al 23% del valore nominale al veicolo di cartolarizzazione Maior SPV. Lo stock dei crediti deteriorati netti è sceso a 5,9 miliardi con un tasso di copertura del 46%.

Fonte: Massimo Morici – Lettera 43