Un passo avanti nella pulizia dei bilanci e soprattutto un passo avanti nel completamento del programma di smaltimento di Npl pattuito insieme alla Banca centrale europea. Banco Bpm (+2,72% a Piazza affari) ha ieri venduto pro-soluto due portafogli di crediti in sofferenza non collateralizzati per un valore complessivo al 30 settembre scorso di circa 1,8 miliardi di euro lordi.
Salgono così a oltre 4,5 miliardi le cessioni effettuate dalla banca guidata da Giuseppe Castagna da quando, un anno fa, è stato concordato con la vigilanza europea un programma di de-risking che prevede una riduzione dell’ammontare dei crediti deteriorati pari a 8 miliardi entro la fine del 2019.
La road map procede con risultati superiori in termini di ammontare e prezzo a quelli previsti nello stesso piano, tanto che a questo punto l’obiettivo pattuito potrebbe essere raggiunto con un anticipo di 18 mesi, ovvero entro metà dell’anno prossimo, anche in virtù di un’operazione di cartolarizzazione con il ricorso alle garanzie pubbliche (Gacs) e del valore fino a 3,5 miliardi sulla quale si sta lavorando ormai da tempo.

La cessione deliberata ieri, per quale Banco Bpm si è avvalsa dell’assistenza di Banca Akros e di Ey Spa in qualità di advisor finanziari e dello Studio Orrick in qualità di advisor legale e che dovrà essere perfezionata entro il 31 dicembre 2017, si profila come la più grande pro-soluto di crediti unsecured finora compiuta sul mercato italiano. Riguarda appunto due distinti portafogli di natura chirografaria: uno denominato «Large», composto da circa 370 debitori in procedura concorsuale con valore contabile lordo superiore a un milione, e uno denominato «Mid», composto da circa 16.400 debitori con valore inferiore a un milione. L’operazione giunge al termine di due distinti processi competitivi condotti parallelamente che hanno visto il coinvolgimento di oltre 50 investitori, nazionali e internazionali, durante i quali l’offerta migliore per il Portafoglio Large è stata presentata da J Invest Spa, società di investimento italiana specializzata nell’acquisto di Npl unsecured, mentre Hoist Finance, uno dei principali investitori finanziari in Npl, quotato al Nasdaq di Stoccolma, si è aggiudicato il Portafoglio Mid. Sul tavolo, secondo le indiscrezioni, erano arrivate fra le altre anche le offerte di AnaCap, Deutsche Bank, Kruk, Vàrde Partners e di Banca Ifis.
Tutto sembra procedere insomma secondo i piani indicati dallo stesso Castagna nel corso della conference call con gli analisti lo scorso mese in occasione della pubblicazione della trimestrale: «Non abbiamo bisogno di aumenti di capitale», aveva risposto l’amministratore delegato, ricordando come Banco Bpm abbia anche carte «alternative» alla ricapitalizzazione da giocare, non ultima la validazione dei modelli interni attesa per il prossimo anno, che prevede l’estensione dei criteri adottati dal Banco Popolare al portafoglio Bpm. Sulla fusione fra i due istituti si è pronunciato ieri anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: «Popolare di Milano non ci aveva mai convinto per la governance scorretta ma era in buone condizioni, con Verona avevamo avuto moltissime discussioni su aumento di capitale e provisioning: adesso è il terzo gruppo italiano e funziona», ha detto a proposito della riforma delle Popolari nel corso dell’audizione di fronte alla commissione d’inchiesta sulle banche.

Fonte: il Sole 24 ore