Il deleveraging degli NPE (“Non-Performing Exposures”) iniziato nel 2015 è proseguito anche nel corso del 2020. Tuttavia, lo scoppio della pandemia del Covid-19 porterà nuovo fermento nel mercato, che alcuni iniziavano ad ipotizzare in run-off, mentre gli operatori si stanno già attrezzando per fronteggiare gli impatti che la crisi economica avrà sui propri bilanci. Alcuni key facts, a fotografia dell’anno che si sta chiudendo, possono far meglio comprendere lo stato attuale e le prospettive future del mercato: • I volumi lordi di NPE si sono ridotti di oltre il 60% rispetto al picco di 5 anni fa e sono passati da €341mld nel 2015 ad €130mld all’H1-2020. Nonostante ciò l’attuale pandemia avrà sicuramente un impatto significativo su questo trend: il mercato si aspetta tra i €60mld – €100mld di nuovi inflow di NPE nei prossimi 24 mesi e, al netto di fattori mitiganti quali ad esempio i ritorni in bonis e gli aiuti statali, si prevedono inflow netti compresi tra €50mln – €70mld. • Gli UtP, ammontavano a circa 59 miliardi all’H1-2020, di cui il 75% è concentrato nelle prime 10 banche. Questi saranno tra le asset class più colpite dalla pandemia: decine di migliaia di piccole/medie imprese e ditte familiari sono a rischio a causa del protrarsi della crisi. • Serve, quindi, una soluzione strategica e tempestiva che preveda un’alleanza tra sistema finanziario ed imprenditoriale, che facendo leva sull’economia del territorio sia in grado di far ripartire l’economia del nostro Paese. In questo senso, vi sono numerosi fondi d’investimento in rampa di lancio che hanno l’obiettivo di sostenere finanziariamente aziende industrialmente solide che sono entrate in crisi a causa del Covid-19. • Nonostante lo scoppio della pandemia, seppur dopo un primo rallentamento iniziale, le principali banche italiane stanno proseguendo la loro strategia di deleveraging. Nel 2020 si sono registrate transazioni per un ammontare complessivo di circa €30mld. Inoltre, nel triennio 2021-2023 sono attese transazioni dai €30mld ai €40mld all’anno che andranno a compensare i nuovi inflow. • Dal punto di vista regolamentare le autorità hanno adottato certi elementi di flessibilità, posticipando alcune importanti deadline e concedendo misure di capital relief temporaneo. È però prevedibile una crescente attenzione alla qualità del credito e un attento monitoraggio dell’evoluzione dell’asset quality e della solidità patrimoniale delle banche nei prossimi mesi Queste alcune delle evidenze contenute nell’edizione di dicembre 2020 del report PwC “The Calm before the Storm” sulle Non-Performing Exposure (NPE). “Nonostante vi siano fattori in comune con la precedente crisi del 2008, le banche e l’industria del servicing sono sicuramente più attrezzati oggi rispetto al passato per affrontare i nuovi inflow di crediti 2 di 3 deteriorati. Questo grazie sia alle politiche europee degli ultimi anni che hanno rafforzato il sistema finanziario rendendolo più resiliente, sia ad un mercato con numerosi operatori che è già attivo e pronto ad assorbire la prossima ondata. Ci si aspetta un impatto della pandemia rilevante: la stima dei nuovi inflow di NPE si attesta sui 60 – 100 miliardi cumulativi nei prossimi due anni con decine di migliaia di imprese potenzialmente oggetto di ristrutturazione. Sarà, quindi, importante trovare soluzioni sistematiche per permettere a banche, investitori ed imprese di far ripartire l’economia nazionale. In questo senso si stanno muovendo le iniziative di numerose SGR che hanno in rampa di lancio fondi pronti a sostenere e a ristrutturare i crediti delle imprese classificate come UtP” sostiene Pier Paolo Masenza, Financial Services Leader di PwC, alla luce del dibattito sui futuri impatti della pandemia sul mercato NPE. Nonostante la pandemia non sia ancora terminata ci sono alcune certezze sul futuro a breve-medio termine del mondo del credito. Il peggioramento generale della qualità del credito e il conseguente incremento degli NPE, l’incertezza relativa alla ripresa del PIL, la necessità per le istituzioni finanziarie di creare sistemi di valutazione del merito creditizio più rigorosi, in particolare per valutare se e quanto concedere nuovamente credito a soggetti in stato di difficoltà finanziaria sono sicuramente tra le conseguenze dell’attuale crisi. Il sistema bancario italiano, dopo gli importanti risultati ottenuti negli scorsi anni, è ora posto di fronte alla fondamentale sfida rappresentata dal deterioramento della qualità del credito causata dal Covid-19. “La nuova sfida che il mercato NPE si prepara ad affrontare sarà influenzata dagli impatti delle nuove misure d’emergenza adottate sia a livello nazionale che europeo e dalla loro efficacia nel sostenere le imprese. Ma quando queste misure cesseranno i propri effetti, il combinato disposto della diminuzione del volume d’affari a causa del lockdown e del conseguente deterioramento della posizione finanziaria netta di molte imprese, porterà alla necessaria ridefinizione dei rapporti e alla riclassificazione di una parte dei crediti a UtP. Le banche dovranno essere pronte a gestire meglio questo fenomeno per contribuire al sostegno delle imprese meritevoli e industrialmente solide che sono entrate in crisi a causa della pandemia”. Così afferma Gabriele Guggiola, Regulatory Deals Leader di PwC, in merito alle misure straordinarie adottate per fronteggiare gli impatti del Covid-19. Oltre a istituire una moratoria sui crediti al fine di “congelare” i portafogli in bonis ed evitare nuovi inflows di NPE nel brevissimo termine, gli interventi del Governo danno tra l’altro la possibilità alle banche di usufruire, a determinate condizioni, di un credito di imposta su operazioni di cessione di NPE al fine di incentivare nuove cessioni. In conclusione, l’esplosione della pandemia del Covid-19 avrà un impatto importante, anche se ancora difficilmente quantificabile in maniera puntuale, sul mercato NPE. Questo non sarà più focalizzato sulla sola gestione degli stock e non potrà più essere considerato un “grande run-off”. Ci si aspetta che l’”Industria” degli NPE sarà invece protagonista nella gestione dei nuovi flussi e nel supportare laddove possibile il tessuto economico e sociale del Paese. E crediamo che il sistema finanziario si sia “rafforzato” negli ultimi anni e sia, complessivamente, più “preparato” per gestire questa nuova ondata di NPE. 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