Il 2020 è stato un anno di crescita per J-Invest, società specializzata in investimenti e gestione di crediti in sofferenza ammessi al passivo di procedure concorsuali. La società ha infatti chiuso il bilancio con un margine di intermediazione a oltre 14 milioni di euro (dai 9 milioni del 2019) e con un utile netto più che raddoppiato a quota 4 milioni (da 1,6 milioni).

Il tutto a fronte di un portafoglio di investimenti a sua volta in crescita oltre gli obiettivi del piano strategico presentato a Banca d’Italia nel novembre 2020, che prevedeva investimenti per 45 milioni di euro netti per acquisire 500 milioni di euro di crediti lordi entro il 2021.

“Arriveremo ad acquisire tra i 500 milioni e un miliardo di euro di crediti lordi entro fine anno”, ha detto infatti a BeBeezJacopo Di Stefano, che ha aggiunto: “A oggi quest’anno abbiamo già comprato 100 milioni di euro lordi e a breve lanceremo una cartolarizzazione da 30 milioni di euro nominali, in modo da permettere a investitori terzi di affiancarci nei nostri investimenti. In pipeline abbiamo crediti lordi da acquistare per circa 350 milioni. L’anno scorso abbiamo investito 30 milioni di euro in note di cartolarizzazione di crediti single name per un totale di 294 milioni di euro lordi”.

Sempre lo scorso anno, ricordiamo che in primavera J-Invest ha cartolarizzato un portafoglio di NPL per un valore lordo complessivo di 1,701 miliardi di euro, acquisito sul mercato secondario (si veda altro articolo di BeBeez). Il portafoglio è costituito da 1.930 posizioni di tipo unsecured corporate, originate per il 93% da istituti bancari e finanziari e l’operazione ha previsto l’emissione di titoli senior e junior, con le senior che sono state sottoscritte da un fondo specializzato in private debt con sede a Londra. Nel dettaglio, l’operazione è stata condotta tramite il veicolo di cartolarizzazione NPL Securitisation Italy SPV srl, che ha stipulato cinque separati contratti in forza dei quali ha acquistato dal veicolo NPL Securitisation Europe SPV srl cinque portafogli di crediti, nell’ambito di separate operazioni.

Nell’ottobre 2020, poi, J- Invest ha cartolarizzato un portafoglio di Npl unsecured da 89 milioni di euro, in un’operazione che ha previsto l’emissione di titoli per un valore totale di 15 milioni di euro. Il portafoglio era composto per la quasi totalità da posizioni unsecured, provenienti soprattutto da procedure di concordato preventivo, con una default vintage media che supera i 10 anni. Le posizioni sono originate da un totale di 18 debitori, collocati prevalentemente nel Nord e nel Centro Italia (si veda altro articolo di BeBeez).

A oggi il portafoglio di J-Invest è rappresentato da 1.200 procedure e ora la società sta via via acquistando nuovi crediti relativi alle stesse procedure, in modo da ampliare la dimensione delle singole posizioni. “Quest’anno l’obiettivo è spingere sulla gestione attiva di queste procedure che analizziamo analiticamente. Per velocizzare le operazioni, su 5-6 concordati ci proporremo, attraverso veicoli specializzati, come assuntore in modo da accelerare l’estrazione del profitto e ridurre le spese legate ai tempi della giustizia”, ha detto ancora Di Stefano, aggiungendo che, “in vista dell’ulteriore aumento di attività stiamo assumendo personale: da 39 persone del 2020 arriveremo a 55 nel 2023”.

Tra le posizioni in portafoglio, c’è per esempio quella su Aerolinee Itavia, il gruppo aeronautico finito in amministrazione straordinaria dopo il noto incidente al suo DC9 precipitato nel giugno 1981 al largo dell’isola di Ustica, mentre da Bologna andava a Palermo, incidente che è costato la vita a 81 persone e che, dopo 40 anni di carte bollate, si è poi dimostrato essere stato causato dal missile di un caccia che ha colpito l’aereo civile per errore. Il 22 aprile 2020, infatti, la Corte d’Appello di Roma ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti a pagare 330 milioni di euro a favore di Itavia a titolo di risarcimento dei danni (si veda qui la sentenza). Ricordiamo, infatti, che subito dopo l’incidente la compagnia perse le concessioni e nel giro di qualche mese fu costretta a dichiarare il fallimento. I ministeri sono stati dichiarati colpevoli di omessa attività di controllo e sorveglianza dei cieli. La causa era stata allora intentata dai commissari straordinari delle Aerolinee Itavia e dagli eredi del patron della compagnia, Aldo Davanzali.

J-Invest è il secondo principale creditore dopo l’INPS, vantando oltre 18 milioni di euro di crediti a cui si aggiungono anche gli interessi legali maturati durante la procedura. Per il recupero di quegli interessi si è innescato un contenzioso con il Ministero dello Sviluppo Economico, ma a favore della posizione di J-Invest ci sono due sentenze della Corte di Cassazione emanate una a giugno e una a luglio 2020 in relazione a due diverse cause, ma sempre sullo stesso tema. Le sentenze, infatti, stabiliscono che i debitori che tornano in bonis, dopo aver pagato tutti creditori, devono riconoscere ai creditori che si sono attivati anche gli interessi ultra concorsuali e per Itavia stiamo parlando di ben 18 milioni di euro di interessi ammessi al passivo e di un totale di oltre 30 milioni di interessi dal 1981.

Al contrario di quanto è accaduto sul fronte delle esecuzioni immobiliari, che ha visto un numero imponente di aste sospese (si veda altro articolo di BeBeez), con conseguente messa in crisi dei piani di recupero di molte cartolarizzazioni con GACS (si veda altro articolo di BeBeez), gli incassi relativi alle procedure concorsuali sono invece andati secondo i piani (si veda altro articolo di BeBeez).

Il governo, infatti, ha voluto mitigare l’impatto del coronavirus sulle imprese e tra le varie cose aveva previsto la sospensione dei procedimenti giudiziari tra marzo e maggio 2020 con pochissime eccezioni. Tali eccezioni includevano qualsiasi procedimento in cui un ritardo fosse dannoso per le parti, a condizione che una specifica dichiarazione di urgenza venisse emessa dal tribunale competente. Proprio in base a questo criterio, vari Tribunali Italiani hanno emanato circolari volte ad accelerare il deposito di piani di riparto o meglio la distribuzione del cosiddetto ‘cash in court’, ovvero delle somme giacenti sui conti delle procedure presso i Tribunali a seguito del recupero di asset, evitando così ulteriori dilatazioni dei tempi di distribuzione. Quindi alla fine il Covid-19 ha paradossalmente migliorato l’efficienza dei riparti e quindi i risultati di bilanci di J-Invest e dei servicer e investitori che come J-Invest investono in quel particolare segmento del mercato dei crediti deteriorati.