13-ottobre-2021- J-Invest, cacciatori di valore nei tribunali. Ecco come lavorano Massimo Gaia 12 Ottobre 2021 Jacopo Di Stefano Estrarre valore dalle procedure concorsuali. J-Invest si appresta a cavalcare il flusso di nuovi crediti non performing in arrivo con la scadenza delle moratorie. Il gruppo specializzato negli asset distressed non prevede uno tsunami di non performing exposures (npe). Ma nei tribunali arriveranno i crediti delle aziende-zombie, che – nelle intenzioni del governo guidato da Mario Draghi – non avrebbero dovuto godere dell’iniezione di liquidità, ma che fatalmente hanno beneficiato della distribuzione di fondi a pioggia. E nei tribunali giungeranno anche i crediti di società che operano in settori che non godono della ripresa economica. Nel corso di quest’anno J-Invest ha acquistato crediti per un valore nominale di 164,1 milioni di euro, relativi a 27 debitori. Attualmente gestisce crediti per un valore nominale di circa 3,6 miliardi. J-Invest è coinvolta in oltre quattromila procedure, per un controvalore medio della singola posizione di 850 mila euro (quella di dimensione più rilevante ha un valore nominale di 65 milioni). Dealflower ha intervistato Jacopo Di Stefano, amministratore delegato di J-Invest, per fare il punto sull’attività del gruppo e sul momento di mercato. Partiamo dal mercato delle non performing exposures. Banca Ifis ha detto di prevedere un incremento fisiologico con la fine delle moratorie sui crediti. Sarà davvero così? Jacopo Di Stefano (JDS): “Sì, non ritengo che ci sarà un enorme incremento delle posizioni classificate come npl. Non vedo un aumento esponenziale delle dichiarazioni d’insolvenza. Sono tornati sul mercato gli operatori esteri, ma c’è carenza di portafogli disponibili. Per cui paga il cherry picking”. Fonte: Banca Ifis – Mercato delle transazioni NPL e industria del servicing Cosa si attende sulle gacs? JDS: “Sul mercato è noto che non stanno performando come da business plan originario. Diversi player stanno analizzando i portafogli serviti da gacs”. Sempre stando al report di Banca Ifis, il 2021 potrebbe chiudersi con 125.000 aste giudiziali, in calo del 39% rispetto all’operatività pre Covid. Ma nel 2022 si dovrebbe tornare alla piena operatività. Le restrizioni legate al coronavirus hanno ridotto aste e pignoramenti (oltre 120mila aste sospese). Si stimano circa 13 miliardi giacenti nei tribunali (cash in court) da ripartire. Come vi state attrezzando in questo scenario? JDS: “Stiamo acquisendo competenze sugli npl ipotecari, che prima non avevamo. Stiamo continuando a investire, più che a valutare portafogli, sui single names. Continuiamo l’attività di recupero rispetto al monte crediti. Per fine anno valuteremo la vendita di una parte del portafoglio non strategico”. Fonte: Banca Ifis – Mercato delle transazioni NPL e industria del servicing E’ vero che le procedure concorsuali hanno risentito meno del blocco dell’attività dei tribunali durante i lockdown? JDS: “E’ vero, siamo stati molto fortunati. La nostra asset class, i crediti verso le procedure concorsuali, è stata poco toccata: l’anno scorso abbiamo incassato oltre 70 milioni. Ora, paradossalmente, i curatori si sono un po’ seduti. E allora interveniamo presentando istanze per fare fronte comune sui riparti nelle procedure”. Qual è la situazione nei tribunali? Tra il 2018 e il 2020 il tempo medio di chiusura delle aste è sceso di circa due anni…. JDS: “L’Italia rimane il Paese dei mille campanili e dei mille tribunali, c’è una varianza incredibile e non giustificata. Il governo è cosciente di questa situazione e vuole porvi rimedio”. Fonte: Banca Ifis – Mercato delle transazioni NPL e industria del servicing Il 28 ottobre è in calendario l’udienza d’appello per la discussione del ricorso che avete presentato sul fallimento Genia. In cosa consiste questa vicenda? JDS: “Abbiamo impugnato il provvedimento di omologa del concordato fallimentare proposto dal Comune di San Giuliano Milanese, che, se confermato, riporterà di fatto nelle casse del Comune l’intero patrimonio conferito alla società multiservizi, dichiarata fallita nel 2015 con un passivo di oltre 40 milioni di euro. Ai nostri veicoli di cartolarizzazione fanno capo crediti per 13 milioni. Accanto a noi c’è doValue, titolare di un credito ipotecario di quasi 5 milioni. Riteniamo che il provvedimento di omologa sia gravemente penalizzante per la massa dei creditori, che verrebbero soddisfatti per una percentuale davvero riduttiva (13% del valore nominale). Il valore di realizzo del solo patrimonio immobiliare di titolarità della società è stimato in un importo (50 milioni) sensibilmente superiore al passivo della procedura. Si spiega, allora, perché la proposta abbia ricevuto il voto contrario di creditori che rappresentano circa l’80% del passivo (tra cui i nostri veicoli), il cui voto, però, non è stato considerato sulla base di un illegittimo formalismo. La parola spetta ora alla Corte di Appello di Milano”. Fonte: Banca Ifis – Mercato delle transazioni NPL e industria del servicing Siete coinvolti anche nella vicenda Tirrenia-Cin-Moby: qual è lo stato dell’arte? JDS: “Siamo creditori di Tirrenia e di Cin. Al momento, gli unici creditori ad aver reiterato la richiesta di fallimento della stessa Cin nel contesto del procedimento prefallimentare avviato su richiesta del procuratore di fronte al tribunale di Milano. Il 21 dicembre, salvo rinvii, verrà posta in votazione davanti al medesimo tribunale la proposta di concordato in continuità, formulata da Cin e in relazione alla quale abbiamo già svolto severe contestazioni circa la natura dilatoria e, pertanto, circa l’ammissibilità. Il quadro è molto chiaro: i numeri in discussione nella procedura non sono coerenti e corretti. Volendo limitare l’attenzione ad un dato particolarmente significativo della inattendibilità della proposta, abbiamo in mano un attestato che stima le nove navi della flotta Cin tra 304 e 357 milioni, mentre nel piano oggetto della proposta concordataria verranno valorizzate poco più di 100 milioni. Accantonando le indagini della procura di Milano e le contromesse di Moby, mi limito a notare che il gruppo guidato da Vincenzo Onorato ha ricevuto dallo Stato 70 milioni l’anno da circa dieci anni per i collegamenti con le isole”. In conclusione, Di Stefano, considerando la lentezza e l’incertezza della giustizia italiana, conviene fare il vostro mestiere? JDS: “Non compriamo pacchetti di crediti: analizziamo single names. In genere partiamo da una piccola posizione, in modo da entrare nella procedura e analizzare i fondamentali. Quindi, incrementiamo la posizione e, nel caso, interveniamo in qualità di assuntori, in modo da avere un ruolo attivo e propositivo. Individuiamo soluzioni flessibili, tailor-made. Per dire che il nostro lavoro conviene, una delle procedure più datate, l’amministrazione straordinaria Itavia, ci ha consentito di incassare la scorsa estate il 100% del credito, ovvero 18 milioni”.