UniCredit accelera sulla pulizia degli attivi e vara una maxi-cartolarizzazione da oltre 6 miliardi di euro di crediti deteriorati. A darne notizia è stata l’agenzia di rating Scope, che in un report ha rivelato i dettagli dell’operazione denominata “Prisma”: il portafoglio ceduto lo scorso 11 ottobre ha un valore nominale (inteso come perimetro originario, rappresentato dai “claims”) di 6,057 miliardi di euro, che in termini lordi si traducono in una cifra non lontana dai 5 miliardi di euro (si veda Il Sole 24Ore dello scorso 28 settembre). Il progetto, che fa perno sull’utilizzo delle garanzie pubbliche Gacs, dovrebbe prevedere il supporto di DoValue (la ex-doBank) che agirà in qualità di master e special servicer.

Come evidenziato nel report dell’agenzia tedesca, il portafoglio include sofferenze garantite e non garantite concesse a privati. In particolare i prestiti garantiti sono assistiti principalmente da ipoteche di primo grado su immobili residenziali (90,2% del valore degli immobili), mentre la restante parte (9,8%) è costituita da immobili commerciali, terreni e altre tipologie di immobili. La dislocazione degli immobili interessa sostanzialmente tutta Italia, con quote analoghe tra Nord (37,1%), Centro (24,2%) e Sud (38,6%) del paese.

Nel dettaglio, la struttura è composta da tre classi di note: senior per 1,2 miliardi (su cui l’agenzia di rating tedesca ha assegnato il rating Bbb+), mezzanine per 80 milioni e junior per 30 milioni. Le classi senior e mezzanine pagheranno un tasso variabile basato sull’Euribor a sei mesi, più un margine rispettivamente dell’1,5% e del 9,0%. Il capitale e gli interessi di classe J sono subordinati al rimborso delle obbligazioni senior e mezzanine. Le obbligazioni sono state strutturate tenendo conto dei requisiti dello schema delle Gacs aggiornato al 2019.

Nessun commento da parte della banca, come da tradizione. Ma va detto che l’operazione è di fatto coerente con quanto indicato negli ultimi mesi dal ceo Jean Pierre Mustier, che da tempo segnala la volontà di premere l’acceleratore sulla pulizia degli attivi. Lo scorso maggio, il manager aveva detto di voler ridurre il perimetro della unità non core a 10 miliardi di euro entro fine anno, superando così i target iniziali del piano industriale Transform 2019, che fissavano a 14,9 miliardi di euro l’asticella a cui scendere. A fine giugno, l’esposizione lorda ai crediti non performing della divisione non-core si attestava a circa 15,7 miliardi.

La tabella di marcia della banca di piazza Gae Aulenti è stata confermata nelle scorse settimane anche da Jose Brena, capo del non-core asset management, che aveva confermato gli obiettivi di pulizia del bilancio di Mustier: «La maggior parte di quello che è rimasto in Italia è nel non-core. Il nostro amministratore delegato ci ha chiesto di arrivare vicino a 10 miliardi a fine anno, ci arriveremo, in un modo o nell’altro».

Luca Davi